Art. 18: il SUNIA sta con la CGIL!

Art. 18: il SUNIA sta con la CGIL!

21 marzo 2012

“Il dibattito aperto attorno all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori ha elementi ambigui e sbagliati. Lo afferma il segretario generale del SUNIA di Vicenza e provincia, Fulvio Rebesani, che si schiera con CGIL e invita i cittadini a condividerne le ragioni attraverso un’attenta riflessione. Eccone i punti salienti.

“L’articolo 18 protegge il singolo lavoratore contro i licenziamenti individuali ed ingiusti, nel caso in cui questi si ritrovi solo di fronte alla sua azienda e pur difeso dal sindacato.

È illogico e infondato sostenere che una maggior facilità di licenziamento possa contribuire a risollevare – anche in parte –  l’economia nazionale. Le aziende, in genere, non chiedono una maggior libertà di espulsione dei loro lavoratori, quanto una maggior facilità di accesso al credito che, però, viene negato loro. Nonostante la Banca Centrale Europea abbia messo a disposizione 160 miliardi di euro al tasso dell’1%, finalizzati al credito alle aziende, le banche italiane preferiscono conservare questi soldi presso la BCE al tasso del 4% o, addirittura, speculare. Monti dovrebbe frenare questa pratica, se vuole veramente la ripresa del Paese”.

E prosegue Fulvio Rebesani: “Le aziende, inoltre, hanno già a disposizione degli strumenti con cui affrontare i problemi economici: esistono tre tipologie di cassa integrazione, la mobilità, la riduzione contrattata dell’orario di lavoro, il licenziamento. Ora, però, le proposte che arrivano dal governo sono ben altra cosa. Viene reso legittimo il licenziamento di un lavoratore di 50-60 anni perché costa troppo (anzianità retributiva, premio di produzione, maggior inquadramento, sindacalizzazione, ecc.) rispetto ad un giovane fresco ed energico. È qui che si consuma l’equivoco disumano di cacciare l’anziano per mettere al suo posto un giovane. Ma non è con una selezione darwiniana che si risolve la crisi occupazionale. Per essa ci vogliono nuovi posti di lavoro in misura massiccia ed aggiuntiva”.

E conclude Rebesani: “Il povero lavoratore ultracinquantenne, espulso grazie a Monti, dove andrà? Non di certo in pensione, perché, secondo la riforma, dovrà attendere 15-20 anni. Non troverà neppure un nuovo lavoro a quell’età. Per un po’ di tempo godrà di qualche ammortizzatore sociale e, di certo, andrà ad ingrossare le fila degli sfrattati, in quanto il suo reddito non gli consentirà di avere almeno 500 euro per pagare il canone di locazione”.