Le proposte di modifica del Sunia per abbassare il costo degli affitti e fermare gli sfratti

Le proposte di modifica del Sunia per abbassare il costo degli affitti e fermare gli sfratti

Vicenza, 4 dicembre 2013 – Il Sunia, unitariamente a Sicet e Uniat, sindacati degli inquilini, hanno presentato al Governo cinque proposte per abbassare il costo degli affitti e fermare gli sfratti. Esse prevedono:

–      la detrazione dell’affitto pagato dal reddito degli inquilini: è una misura già prevista per chi paga un mutuo per la prima casa. Applicata ai canoni di locazione alleggerirebbe il costo dell’affitto e creerebbe un sano conflitto di interessi tra proprietario ed inquilino in grado di contribuire ad eliminare la piaga degli affitti in nero (da noi circa il 20% dei contratti);

–      il mantenimento della cedolare secca solo per i contratti concordati, abbassando l’attuale aliquota del 15%: si incentiverebbe l’uso di questi contratti con una riduzione complessiva degli affitti. Finora la cedolare secca ha fallito gli obiettivi di abbassare i canoni, di far emergere il nero. Per lo Stato ci sono state minori entrate di circa 2 miliardi annui, finiti nelle tasche dei proprietari. Una somma che potrebbe essere tranquillamente utilizzata per finanziare le detrazioni per l’inquilino e una fiscalità di vantaggio per i contratti concordati;

–      la cancellazione della previsione di far pagare una parte rasentate della Tasi agli inquilini: a parte l’assurdità di caricare una tassa patrimoniale sul conduttore, questa nuova imposta e l’aumento di quella sui rifiuti comporterà un nuovo pesante aumento del costo dell’affitto in un momento in cui gli sfratti per morosità incolpevole hanno superato il limite di guardia;

–      l’aumento dei fondi di sostegno per l’affitto e la morosità: dopo tre anni di assenza di risorse, i 100 milioni di euro atterrente per il sostegno all’affitto e i 40 milioni di euro per la morosità incolpevole, previsti dalla legge sull’Imu per i prossimi due anni, sono solo un segno di attenzione al problema del disagio abitativo, ma insufficienti per una risposta efficace. Servono almeno altri 300 milioni;

–      l’eliminazione dell’Imu sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica: il pagamento dell’Imu per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica è inaccettabile perché toglie risorse agli enti gestori (Ater) per la manutenzione e le nuove costruzioni. Naturalmente sono necessarie altre misure strutturali per contrastare l’emergenza ed avviare una vera politica abitativa.