NON C’E’ INTEGRAZIONE SENZA UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE – 9 gennaio 2010

NON C’E’ INTEGRAZIONE SENZA UGUAGLIANZA E GIUSTIZIA SOCIALE – 9 gennaio 2010

9 gennaio 2010

E’ violento chi  compie violenza o chi crea le condizioni perché essa esploda?

Scriveva Paolo VI nella Populorum Progressio:  “La regola che valeva un tempo in favore dei più vicini deve essere applicata oggi alla totalità dei bisognosi del mondo. I ricchi saranno del resto i primi ad esserne avvantaggiati. Diversamente, ostinandosi nella loro avarizia, non potranno che suscitare il giudizio di Dio e la collera dei poveri, con conseguenze imprevedibili.”

A Rosarno é esplosa “la collera dei poveri” .

Le condizioni c’erano tutte: sfruttamento del lavoro, paga irrisoria e spesso negata, violenze su chi reclamava i propri diritti, condizioni di vita inumane, costrizione entro spazi da lager, mancanza di acqua servizi igienici possibilità di pulizia personale, isolamento entro questa situazione che veniva a costituire un muro invalicabile.

Tutti sapevano.

Anzitutto i cittadini di Rosarno che, con la loro omertà, sono corresponsabili di questa vergognosa disumanità. Non una manifestazione di protesta perché il loro benessere é, in parte, dovuto a questo sfruttamento che quindi doveva proseguire. Omertà perché essi sapevano bene che la ‘ndrangheta, cioè i delinquenti organizzati, presiedevano a tutto. Quindi per il loro benessere essi ben accettavano la schiavizzazione di esseri umani ed il governo della malavita. A ciò porta la caduta dei valori di democrazia, di uguaglianza, di giustizia sociale.

Quanto alle istituzioni verrebbe da seppellirle, a cominciare da Cgil Cisl Uil. I loro rappresentanti locali sapevano ma hanno taciuto, non hanno reagito, non hanno fatto diventare quello scandalo cosmico una caso politico sociale di prima grandezza, quale esso oggettivamente é.

Appare agghiacciante poi che in uno stato di negazione totale di ogni diritto la Regione si sia limitata a pensare ad uno stanziamento per fornire un po’ di dotazioni per l’igiene; come le madri che, per consentire ai genitori di vivere senza lavorare,  spingono le figlie a prostituirsi raccomandando però loro di “stare attente”.

Ma il peggiore é il ministro Maroni, un monomaniaco delle espulsioni, che nemmeno parla di sfruttamento (lo ha fatto perfino il card. Bertone), non dispone accertamenti di carabinieri, polizia, guardia di finanza, sul lavoro nero, sul mancato pagamento dei miseri salari, sulle botte a chi protestava, su chi ha permesso quelle condizioni inumane di vita ma se la prende solo con gli immigrati prendendo contro di loro la “solita” misura dell’espulsione.

Una situazione simile é già esplosa a  Castelvolturno (Canpania) e potrebbe esserlo a Cerignola (Puglia) e Casal di Principe. Maroni che fa per eliminare le cause, cioè le condizioni di vita e di lavoro presenti in queste zone come a Rosarno?

Invece, la pulizia etnica iniziata dagli abitanti di Rosarno assieme alla malavita prosegue con l’intervento delle forze dell’ordine e di Maroni che deporta le vittime e lascia intatti i carnefici.

Li hanno allontanati per proteggerli: é il massimo della crudeltà e dell’ipocrisia, come quanto si giustificava la conquistava delle colonie anche con lo scopo di favorire la conversione dei “selvaggi” alla vera religione.

Perché siamo arrivati a tanto? Pochi lo hanno detto pubblicamente.

I produttori di agrumi subiscono i prezzi iugulatori imposti dalle grosse catene dei supermercati che pagano 0,5 €/Kg e ce li vendono a dieci volte tanto guadagnando oltre 9 €/kg.  Però ci guadagniamo anche noi che troviamo un prezzo abbastanza basso.

Questo girare di merci e soldi é possibile proprio per lo sfruttamento inumano degli immigrati, per le retribuzioni irrisorie non sempre pagate, per l’evasione del fisco e degli oneri sociali, per la presenza della delinquenza organizzata che fungeva da “polizia” contro le proteste, come in effetti ha fatto sparando con varie armi e con grande esperienza: ferite non gravi per dare una lezione..

Rosarno  non é nel lontano sud ma anche da noi perché per il benessere accettiamo il mercato senza regole e diamo il nostro consenso a chi garantisce questo stato di cose.

Fulvio Rebesani, segretario provinciale SUNIA Vicenza

 

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